Translate

venerdì 31 maggio 2013

Genova Bassa Val Bisagno: presentazione P.U.C. percorso di partecipazione?

       Evidentemente l'incontro organizzato dal Comune di Genova e dal Municipio III Bassa Val Bisagno attraverso il presidente Ferrante e il vicesindaco e assessore all'urbanistica Bernini, non doveva realmente essere un percorso democratico di partecipazione della cittadinanza, visto che ci è stato impedito di effettuare la ripresa dell'evento pubblico, in un luogo di proprietà di tutti i cittadini. Non si spiega perché da un lato si chieda alla cittadinanza la massima partecipazione, e poi si impedisca a chi non ha potuto essere presente di informarsi rivedendo l'intero evento. Il sospetto è che questi incontri non siano che un formalismo politico per dimostrare che la cittadinanza è stata informata, nient'altro. Ci rammarica sapere che in Italia la democrazia sia ridotta a questi termini. Un'amministrazione appartenente ad un partito che ha la parola “democratico” nel suo nome, dimostra essere nei modi esattamente il suo contrario. Abbiamo comunque partecipato a telecamera spenta all'incontro: si discuteva del P.U.C. (piano urbanistico comunale), un argomento delicatissimo per un distretto, quello della Bassa Val Bisagno, fortemente colpito dalle alluvioni e penalizzato da una cementificazione selvaggia ingiustificata dal calo demografico della nostra città. Nel dettaglio si è discusso del piano di riqualificazione di Terralba. Le ferrovie chiedono al Comune, in cambio della fermata della metropolitana, di poter effettuare, nelle tre zone che vanno da piazza Terralba a piazza Giusti, interventi urbanistici, richiedendo presumibilmente cambi di destinazione d'uso degli spazi, e dismettendo l'area destinata al deposito e alla manutenzione dei convogli ferroviari che occupa 400 lavoratori tra dipendenti e indotto, spostando il tutto a Savona. L'area interessata dall'intervento fa parte del piano di bacino che pone limiti costruttivi condizionati dalla risoluzione di criticità idrogeologiche preesistenti. Ci sembra veramente surreale vedere che ancora qualcuno sia convinto che cementificare in un'area di cosi precario e delicato equilibrio sia ciò che i cittadini vogliono. Lunedì 3 Giugno alle ore 17.30 presso il municipio III Bassa Val Bisagno si svolgerà il seminario informativo "Le aree di trasformazione in Val Bisagno. A che punto siamo?" Tradotto: vi abbiamo fatto partecipare, adesso vi diciamo cosa stiamo facendo.  

giovedì 30 maggio 2013

obiettivo editoriale: colpire il mov5stelle

          I titoli dei giornali di questi giorni hanno tutti un unico obiettivo: colpire a fondo il movimento cinque stelle. Affermare che il risultato elettorale alle amministrative è un flop senza precedenti per il M5S e che esso evidenzia l'incapacità di proporre un disegno politico che vada oltre la protesta è mistificare la realtà. “E' colpa dei dilettanti allo sbaraglio” cosi come definiti dai “giornalai” gli esponenti del M5S. Per cominciare sarebbe cortese da parte loro cominciarli a chiamare, non dico tanto, cittadini, rispettando chi come il sottoscritto li ha votati. Vorrei vedere se apostrofassero così un onorevole di qualsiasi altro schieramento cosa accadrebbe! E poi il flop non esiste. In molti dei comuni in cui si sono svolte le elezioni infatti prima il M5S non esisteva neppure, casomai il voto evidenzia un dato colpevolmente omesso: al confronto con il passato in molti comuni il movimento cinque stelle si è affermato con suoi rappresentanti che prima non aveva. La realtà, se si leggono i dati senza strumentalizzarli, è che viene a galla uno scenario assolutamente inedito. Il M5S pur non avendo figure di forte personalità in molti dei comuni in cui si è presentato è in crescita. Si potrebbe perfino affermare che ha raggiunto i suoi obbiettivi. Per ogni poltrona ora occupata degli esponenti del movimento  ce n'è   una in meno occupata dai vecchi partiti. Esattamente ciò che era ed è negli obiettivi del M5S “mandarli tutti a casa”. Molti editoriali di famose testate aprono con l'analisi del voto dichiarando fallito il progetto di Grillo e Casaleggio e che il voto di protesta rappresentato dal M5S si sia spostato verso l'astensione perché chi prima aveva votato M5S ora si è sentito tradito e non lo ha rivotato, niente di più falso e fazioso, come si fa ad affermarlo. Tradizionalmente nel nostro paese il voto alle amministrative non rispecchia sempre lo schieramento nazionale, perché legato maggiormente al profilo del candidato e non alla sua appartenenza, tuttavia si è preferito approfittare della ghiotta occasione per affondare ancora una volta il colpo “basso” e screditare un risultato che pur non essendo della portata del precedente è pur sempre l'affermazione di una forza politica nuova con tendenza percentuale in crescita, altro che flop.

lunedì 27 maggio 2013

Aspettative di vita sana: dott.Valerio Gennaro

     Lo studio effettuato dal dott.Valerio Gennaro, epidemiologo, oncologo IST di Genova, si basa sull'analisi dei dati EUROSTAT omessi dal 2003. Mentre l'aspettativa di vita in Italia si colloca al di sopra della media europea (unico dato diffuso pubblicamente) l'aspettativa di vita sana, cioè a che età mediamente in Italia è insorta una patologia tale da determinare una disabilità, ha una preoccupante flessione. Al confronto con gli altri paesi della zona euro e incrociando i dati con quelli forniti da ISTAT, si scopre che non sempre i paesi con il PIL più alto come la Germania, hanno un aspettativa di vita alta. La tendenza alla produzione del malato e al consumismo terapeutico e diagnostico rende questa ricerca particolarmente importante. Mettere al centro del sistema sanitario il malato e non l'industria sanitaria o gli strumenti diagnostici e terapeutici suggerisce l'adozione di politiche che, oltre a fare prevenzione, primario strumento di competenza sanitaria inesistente in Italia, partano dall'analisi dei dati per elaborare azioni mirate al miglioramento della vita sana nel nostro paese, considerando il malato in una visione di comunità e non con un approccio individuale.

sabato 18 maggio 2013

Funziona la sanità? Quali strumenti oggettivi sono disponibili per valutare il sistema sanitario?


         Questo il tema dell'incontro del 16 maggio 2013 organizzato dal circolo arci ZENZERO di via G.Torti a Genova. Gaddo Flego direttore ASL 4 Chiavarese e Nico Gallo Agenzia regionale sanitaria della  Liguria hanno discusso ed analizzato i dati di OECD ( Organisation for Economic Co-operation and Development ) comparando l'Italia agli altri stati europei e agli Stati Uniti.  L'Italia contrariamente a quanto si pensi spende meno di altri paesi "...il nostro sistema sanitario tiene e non è al collasso" queste le parole di Gaddo Flego, anche se c'è ancora molto da fare, nella prevenzione, nell'efficacia terapeutica, nell'uso eccessivo di strumenti diagnostici, nell'attuazione di politiche territoriali che basino le proprie azioni sull'analisi dei dati forniti dagli indicatori di efficienza sanitaria, e non prevalentemente su parametri economici, aggiungiamo noi.  La Liguria nel confronto con le altre regioni italiane demograficamente simili a noi, si colloca in una posizione intermedia. Tempi di ospedalizzazione più lunghi e migrazione del malato verso Lombardia e Piemonte sono i nostri punti deboli. Altri temi discussi nell'incontro: necessità di collegare la medicina generale alla specialistica e mancanza di personale paramedico.

giovedì 9 maggio 2013

Gli orti urbani: un altro modo per salvare il territorio


           Nella vita quotidiana della stragrande maggioranza degli italiani, indaffarati come siamo a far quadrare i conti, non c'è posto né tempo per pensare ad un bene fondamentale per la nostra esistenza, uno dei quattro elementi di cui è costituito il nostro universo, la terra. E cosi la terra diventa sfruttata, contaminata, violentata. Eppure senza di essa non potremmo neppure esistere sulla faccia della terra, appunto. Ma cosa possiamo fare concretamente per salvarla? Molto, anche nel nostro piccolo. Affrontando questa tematica ci si rende però subito conto della valenza culturale del problema: la mancanza cioè di un modello educativo e di politiche di sviluppo che sostengano le attività inerenti l'uso consapevole, rispettoso e funzionale alla tutela di questo elemento cosi importante per la nostra sopravvivenza. Per diversi lustri la nostra classe politica ha ritenuto prioritario incentivare lo sviluppo economico legato alla grande industria, considerando la salvaguardia del territorio un ostacolo a tale sviluppo e non un opportunità. Gli amministratori locali, spinti da un lato dalle richieste sempre più numerose di cittadini consapevoli del valore e dell'importanza di restituire alla terra il suo ruolo primario, dall'altro sollecitati delle ricadute economiche e sociali che la crisi, seconda ormai solo a quella del dopoguerra, sta causando, hanno pubblicato già da qualche anno ormai, bandi di concorso per l'assegnazione di orti di proprietà comunale. Si tratta di iniziative senz'altro lodevoli e degne di un plauso, ma riteniamo ancora troppo isolate e non facenti parte di un piano organico e sistemico di riqualificazione del territorio. Mentre gli assessori all'Ambiente e ai lavori pubblici Garotta e Crimello presenziano, fino all'esclusivo momento del loro intervento, al seminario sugli orti urbani organizzato da terraonlus a Genova, in città i comitati di quartiere protestano per le varie scelte che proprio il Comune sta intraprendendo: pensiamo al terzo valico, alla gronda, al progetto del nuovo stadio in zona Foce, all'abbattimento di ponti secolari come ponte Carrega per far spazio a un nuovo centro commerciale, a nuovi parcheggi in Corso Sardegna e in via amarena, con il disboscamento di uno dei pochi boschi urbani rimasti in città, Bosco Pelato. Tutte opere insostenibili per un territorio già di per se fortemente compromesso da anni di cementificazione selvaggia. Progetti che non essendo stati integrati nel PUC (piano urbanistico comunale) creeranno anche un notevole disagio sociale sconvolgendo gli equilibri già precari del tessuto commerciale locale e che aumenteranno i rischi dovuti al dissesto idrogeologico perché privi di un attenta valutazione di impatto ambientale. Problemi da troppo tempo lasciati alla provvidenza, ma questa -non è- un altra storia.      Scusate la doverosa premessa a sottolineare la necessità di attuare politiche coerenti e non solo scenografiche. L'orto urbano può rappresentare un piccolo passo verso la concreta salvaguardia del territorio. Un contributo per l'affermazione di un nuovo modello culturale, e l'affluenza al seminario è la conferma della crescente sensibilità ai problemi ambientali, l'autosufficienza e il risparmio sono i principali fattori incentivanti; difatti con pochi metri quadri (50-200 a seconda del metodo di coltivazione utilizzato) si può rispondere al fabbisogno di una famiglia di quattro persone con un risparmio che a conti fatti si aggira intorno al 18-20%. Ma ci sono altri aspetti, tutti positivi: l'utilizzo di spazi urbani per la coltivazione impedisce che quel territorio venga sfruttato per nuove speculazioni edilizie, che sia soggetto a frane. Incentivando la produzione di prodotti biologici senza uso di diserbanti e pesticidi, si evita la contaminazione delle falde acquifere e si riduce l'inquinamento atmosferico, grazie alla peculiarità dell'orto urbano di produrre a chilometri zero. Infine aspetto non trascurabile, si può contribuire, in piccola parte forse, ad influenzare il Mercato calmierando il rincaro dei prezzi. Nuove tecniche agrarie recentemente importate in Europa dal Giappone poi diffuse in Spagna ed ora anche in Italia potrebbero rivoluzionare in breve tempo il modo di chiedere alla terra i suoi frutti, rispettandola finalmente. La coltivazione sinergica, la permacoltura, la fertilizzazione con il cippato di ramaglia sono solo alcuni esempi. Genovirus vi propone il seminario in forma integrale diviso in varie parti ed integrato da contenuti speciali. Perché riteniamo questo tema di importanza vitale.  

Scuola: tassa occulta


  Si infiammano i rapporti tra le famiglie e le direzioni scolastiche per la richiesta, poco trasparente, di contributi. Gli istituti genovesi, infatti, chiedono alle famiglie degli studenti importi che variano dalle 70 euro per il liceo classico Mazzini alle 170 euro per il liceo artistico Klee e Barabino. Ma questa tassa non è imposta dal Ministero e come cita una circolare del 20 marzo 2012 simile ad una dell’aprile 2011 “…i contributi sono assolutamente volontari….le istituzioni scolastiche dovranno tenere ben distinti i contributi volontari dalle tasse scolastiche, che al contrario sono obbligatorie.” Da parte degli istituti tali contributi sono richiesti per sopperire alle mancanze di fondi statali e provinciali e, nel caso del liceo artistico, dove peraltro la richiesta è più esosa, sono ritenuti indispensabili per fornire materiali didattici agli studenti, riguarderebbero fogli da disegno, carta, creta, colori. “Chi non paga non userà la dotazione messa a disposizione della scuola dalle fotocopie per la lezione ai fogli da disegno.” tuona il preside dell’istituto Barabino presagendo una conseguenza disciplinare per coloro i quali non ottempereranno alla disposizione.
Ma è anche vero che tali materiali, a chi ha versato l’importo, non vengono ugualmente distribuiti costringendo gli studenti a provvedere a proprie spese, (risultato inverso delle formule di offerta dei supermercati paghi 2 prendi 1) ottimo sistema per combattere la crisi!
Se, come concordano i responsabili scolastici, senza un aiuto la scuola non riesce ad andare avanti, sarebbe opportuno, sensibilizzando, lasciare libero arbitrio alle famiglie di elargire un’ offerta solidale in base alle proprie possibilità senza pretendere dei contributi non dovuti.

La BCE taglia i tassi di interesse mentre le banche aumentano lo spread

   La BCE per contrastare la crisi economica della zona Euro ha deciso nuovi tagli dei tassi di interesse portando a 0,50% il costo del denaro. Avete provato però a chiedere un mutuo ad una qualsiasi banca? Sempre più difficile ottenerlo ed anche una volta ottenuto Il TAEG (indice sintetico di costo) cioè quello che alla fine pagherete come interessi, ad esempio su un mutuo di 10 anni a tasso variabile si aggirerà intorno al 3%. Il taeg è composto dal tasso euribor cioè quello 0,50% della BCE e dallo spead il tasso che la propria banca decide di applicare. Prima della crisi lo spread bancario si aggirava intorno all'1% oggi si attesta al 2,50%. Il risultato è che sostanzialmente il tasso finale non cambia. Quando i tassi della BCE erano alti le banche applicavano uno spread basso, viceversa, ora che ci sarebbe bisogno di aiutare le famiglie, le banche aumentano i loro profitti. La giustificazione di questo comportamento sta nell'aumento del rischio di insolvenza dei mutui. Ma il rischio dovrebbe già essere ampiamente coperto da assicurazioni, polizze vita e ipoteche che quando si contrae un mutuo sono obbligatorie.

mercoledì 8 maggio 2013

La società della conoscenza: sostenibilità e nuovi posti di lavoro


         "Jacques Delors ed io avevamo un sogno per l'Europa. Dopo 30 anni questo sogno è fallito...ma c'è una buona notizia: l'umanità è già ripartita".
    Così Marc Luyckx Ghisi ex membro della cellule de prospective della Commissione Europea  è intervenuto alla conferenza "la società della conoscenza: sostenibilità e nuovi posti di lavoro" tenutasi il 7 maggio 2013 a Genova. La visione di quell'Europa proposta da Delors, allora presidente di turno, metteva al centro delle politiche l'uomo, proponendo un modello di sviluppo che imponeva un cambio di paradigma. Lo studio sul futuro dell'economia europea fino al 2030-40 condotto da Marc Luyckx Ghisi e da un equipe di economisti di tutto il mondo, evidenziò che in Europa da lì a pochi anni si sarebbero persi 20 milioni di posti di lavoro. La società industriale basata sul patriarcato e sulla violenza non sarebbe stata più sostenibile. Implodendo ci avrebbe fatto entrare nell'era post-industriale e nella società della conoscenza. Su quello studio si basarono le strategie di Lisbona, ma il primo punto del trattato che enunciava il cambio di paradigma fu cancellato. Oggi ci troviamo nel bel mezzo di questo cambiamento epocale senza nemmeno accorgercene. Nessuno ci spiega cosa sta veramente accadendo eppure crisi economica, crisi della politica e crisi della religione sono sotto gli occhi di tutti. La società della conoscenza si baserà sullo scambio win win delle informazioni: le vecchie strutture piramidali delle aziende verranno abbandonate lasciando posto a modelli di sviluppo in rete. Il valore di un azienda non dipenderà più dal suo capitale ma dal valore umano della conoscenza che sviluppa (sta già accadendo con facebook). Il nostro capitale dunque sarà la conoscenza; più saremo in grado di sviluppare le nostre competenze e la nostra creatività mettendola in rete, maggiori saranno le nostre quotazioni. Cultural creative (creatori di cultura), open source, sono espressioni tangibili di questa trasformazione. L'Italia, antesignana storica dei cambiamenti epocali è ancora una volta all'avanguardia, nonostante si  è propensi a pensare il contrario. Un esempio su tutti è rappresentato dalla crisi della politica che porterà allo sviluppo di un nuovo modello democratico non più rappresentativo e piramidale piuttosto fondato sulla cittadinanza attiva e sulla democrazia diretta. Quando succederà saremo i primi.            
         Un ringraziamento per il grande successo e la grande qualità culturale dell'evento no profit va rivolto a Prof. Francesco Villano per l'introduzione ed ai creatori di cultura, Gabriele Fiannacca, Daniele Canepa, Michele Giuseppone che promettono nuovi entusiasmanti appuntamenti e naturalmente grazie al Prof. Marc Luyckx Ghisi.       

mercoledì 1 maggio 2013

Italia: Nazione di lavoratori


Articolo 1 della costituzione
“L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”
Forse questo articolo valeva per i padri costituenti della nostra Nazione, non per noi.
           O forse ci si riferiva a quei lavoratori che in passato grazie alle tessere di partito hanno occupato i posti di lavoro pubblici.
      Oggi l'Italia, quella delle persone senza santi in paradiso si fonda sulla disoccupazione. Anni di politiche del lavoro che invece di sgravare le aziende dalla tassazione sull'impiego hanno contribuito ad aggravare la già difficile situazione, con costi della mano d'opera fuori mercato. Le varie legislature hanno partorito, tutte senza distinzioni, leggi sul lavoro vergognose ed ignobili: contratti Pro-co-co, ro-co-co, e co co dè hanno generato lavoro interinale indiscriminatamente, anche quando di posti fissi ce ne sarebbero stati. All'interno di una qualsiasi azienda italiana oggi convivono dipendenti di serie A, B e C con interinali assunti da società che hanno sostituito gli uffici di collocamento e che intascano commissioni sui lavoratori e liberi professionisti (precari con partita i.v.a.) che vengono letteralmente considerati carne da macello dagli stessi colleghi assunti. Si è riusciti a creare una contrapposizione di classe anche all'interno della classe stessa. Neanche i sindacati sarebbero riusciti a fare meglio di così. Poi c'è il miraggio della pensione con enti che non rispondono alle richieste di estratto conto dei lavoratori prossimi alla pensione compiendo un illecito amministrativo e con gli esodati, frutto dell'ennesima follia legislativa italiana. Un pensiero infine va rivolto ai cassa integrati in deroga (quelli più sfigati) di tutte quelle aziende medio piccole che non appartenendo alla grande industria non hanno la forza ricattatoria per ottenere la copertura statale e l'assistenzialismo al quale siamo stati abituati in questi decenni. Tutti però festeggeranno il 1°maggio felici di essere nati in una Nazione che il lavoro lo tutela per costituzione.