Translate

martedì 25 giugno 2013

Il futuro è cementificato

Genova: a San Fruttuoso e Marassi i comitati contro la cementificazione continuano la loro azione di contrasto delle politiche cementifere del Comune 
       Continua il braccio di ferro tra comitati contro la cementificazione ed il Comune, in una contrapposizione surreale tra un'istituzione pubblica, che, in teoria, dovrebbe tutelare gli interessi dei cittadini, amministrando, ed i cittadini stessi. L'oggetto del contendere è il distretto di trasformazione di Terralba, anch'esso facente parte di un'area pubblica (pagata dai cittadini) che, privatizzata, è ora venduta al solo ed unico scopo di realizzare uno “scambio” di volumi, e quindi un profitto. Le ferrovie chiedono, in cambio del passaggio della linea metropolitana nel quartiere (fermata piazza Martinez), di poter costruire cambiando la destinazione d'uso delle aree, (da piazza Giusti a via Tripoli) ed aumentando l'indice di edificabilità previsto. Lo scenario surreale, che questa vicenda rappresenta, è rafforzato dall'evidente ed inconfutabile presenza nei quartieri di San Fruttuoso e Marassi di gravi criticità ambientali mai risolte. Parliamo del dissesto idrogeologico, pagato a caro prezzo dai cittadini genovesi, e della presenza in tali aree di vincoli imposti dal piano di bacino. La partita è ancora aperta e si chiuderà in autunno, termine che il Comune ha stabilito per la raccolta delle osservazioni di cittadini e comitati. Tutto fa però presagire che l'epilogo, al quale presumibilmente assisteremo, sarà la costruzione di alberghi, uffici, e abitazioni che graveranno  ulteriormente sul precario equilibrio idrogeologico della zona. Speriamo di sbagliarci ed essere smentiti, visto che le controproposte sono al vaglio degli uffici tecnici del Comune, il quale è il promotore di questi incontri a carattere partecipativo. Cattive notizie anche sul fronte  “bosco Pelato”, il bosco che si trova tra piazza Solari e via Amarena, sarà spazzato via per far spazio ad un silos di parcheggi. Anche in questo caso lo scambio è tra l'autorizzazione a costruire i parcheggi e la costruzione contestuale di marciapiedi e di un ascensore. Secondo l'assessore all'urbanistica Bernini “il Silos si farà”, nonostante le proteste del comitato nato a sua protezione, “le concessioni sono state già rilasciate e revocarle significherebbe dover  pagare delle penali”. Un ulteriore sopralluogo tecnico è previsto comunque nei prossimi giorni. Questo ciò che è scaturito  dall'incontro tenutosi il 21 giugno presso la sede del PD di via Terralba alla presenza del vice sindaco e assessore all'urbanistica Stefano Bernini, del presidente del municipio bassa Val bisagno Massimo Ferrante, dei comitati Bosco Pelato e Contro la cementificazione di Terralba. L'incontro si è aperto con la presentazione di una ricerca che analizzava l'operato delle giunte comunali dell'epoca Pertusio (anni 60). L'obbiettivo dello studio era di rispondere ad una semplice domanda: perché le giunte di quell'epoca erano cosi operose e gli interventi urbanistici  venivano realizzati in cosi poco tempo? La risposta si è articolata in tre differenti aspetti: vi era un fattore dovuto alla presenza di forti personalità politiche all'interno ed all'esterno della giunta che avevano spesso posizioni convergenti sull'urbanizzazione della città. In quegli anni l'amministrazione era in grado, peraltro, di esprimere un'eccellenza di funzionari preparati ad assolvere compiti istituzionali, e altro punto, non meno importante (ai fini di questa ricerca), si viveva una maggiore partecipazione alla vita politica cittadina da parte di una certa borghesia, rappresentata dalle ricche famiglie genovesi, attive nel finanziare, promuovere e rilanciare le attività urbanistiche. La ricerca non si è soffermata (perché non era fra i suoi obiettivi) su quale fosse la visione urbanistica di quell'epoca, in una Genova che stava crescendo e che non viveva quindi i problemi di calo demografico e occupazionale al quale oggi siamo abituati, e che si sarebbe trovata da li a poco  ad affrontare, suo malgrado, le alluvioni generate da quell'indiscriminato consumo di suolo. Tanto meno si è pensato di analizzare le conseguenze generate dall'introduzione del soggetto privato nel condizionare le scelte urbanistiche della Genova di allora, problema quest'ultimo fortemente presente nello scenario attuale. L'analisi del passato, se ha lo scopo di fornirci elementi utili alla pianificazione del futuro, non può essere condotta in modo parziale, ma perlustrando rigorosamente ogni aspetto del problema.  Nel piano urbanistico del Comune manca una cosa fondamentale per il futuro di Genova: la “visione” urbanistica, che deve proiettarsi non a 5/10 anni, come affermano le istituzioni, ma a 70/100 anni, e deve porsi in un quadro organico e sistemico di riqualificazione del territorio.  
Questo tipo di  politica urbanistica, che svende aree pubbliche snaturando la loro predeterminata destinazione d'uso, ha portato il  nostro paese ad essere tra gli Stati europei più esposti ai disastri ambientali. La necessità di una profonda riforma sul regime dei suoli, cosi come affermato dall'urbanista Giovanni Spalla, è una priorità nazionale. Solo con essa si può impedire il consumo indiscriminato di territorio che in Italia ha generato danni irreversibili e rilanciare il ruolo dell'urbanistica nel progettare città sostenibili per il futuro delle nuove generazioni. 


venerdì 21 giugno 2013

Ieri la Terra, oggi l'Acqua, domani... l'Aria?

 Ecco come viene rispettata la volontà popolare degli italiani

          Pochi sanno che nel 2003 (durante l'amministrazione del Sindaco Pericu) si è compiuta l'ennesima (s)vendita di un bene pubblico vitale, l'acqua. L' AMGA, l'allora azienda municipale dell'acqua e del gas di Genova, si fuse con la AEM di Torino costituendo IRIDE poi diventata Gruppo IREN s.p.a. La società, consuetudine per le grandi holding, venne frammentata in diversi rami sempre facenti parte del gruppo. Oggi IREN è in serie difficoltà finanziarie ed il Comune di Torino ha già proposto di modificare la norma statutaria che fissa la quota azionaria a compartecipazione pubblica al 51%. La sua prospettata riduzione significherebbe la perdita della maggioranza dell'azionariato e conseguente introduzione di soggetti privati, come multinazionali straniere, con elevato potere decisionale sulle strategie dell'azienda, che verosimilmente agirebbero secondo esclusive logiche di profitto.
       Attualmente il prezzo dell'acqua viene stabilito attraverso un complesso sistema di calcolo: AATA un organismo che riunisce tutti i Comuni a compartecipazione e quelli interessati dal bacino d'utenza, a garanzia del rispetto degli interessi dei cittadini, fissa la remunerazione del capitale investito (tasso remunerazione) al 7%, ma la componente politica di tale organismo condiziona fortemente le decisioni prese.
            Questi scenari attuali e futuri disattendono il principio espresso dal referendum del 2011: l'acqua è un bene pubblico e non può costituire profitto. Immaginate a quali prospettive di vita dovranno abituarsi le generazioni future? Se non hai soldi non bevi!

      Domenica 30 giugno alla diga del Brugneto i cittadini, le associazioni e i comitati delle province di Genova, Piacenza e della Val trebbia si incontreranno per riaffermare con forza che l'acqua è un bene comune, non una merce.  


mercoledì 19 giugno 2013

Come gli Spin Doctor manipolano i giornalisti usando il "Frame" - Marcel...



              Ecco come ogni giorno ci vendono l'informazione di cui non abbiamo bisogno impedendo la diffusione di un opinione comune che non sia deviata dai loro celati, ma neanche tanto ormai, interessi. Io ho provato sulla mia pelle come l'informazione a tutti i livelli, anche locale, sia conforme agli schemi di cui tratta molto bene Marcello Foa in questa intervista rilasciata a www.byoblu.com.


        C'è bisogno di decriptare questo operare criminale dell'informazione collusa con la politica e ridare al cittadino il diritto ad un informazione libera e obiettiva che dia voce a chi viene isolato. Esempio locale: a Genova si stanno prendendo decisioni importanti come la gronda, il terzo valico, il nuovo p.u.c. e per quanto siano molte le proteste dei cittadini, nessun giornale ha trattato la notizia del crescente disagio, concentrandosi solo sui "buoni propositi" dell'amministrazione. Per quanto tempo ancora potrà perdurare questo volontario e osceno occultamento della realtà? L'informazione italiana è una cosa sporca e ricorrere a nuovi mezzi di comunicazione per informarsi, è l'unico modo per combatterla.

venerdì 14 giugno 2013

Appello di un padre: Marco Costa ad un anno e mezzo dall'alluvione chiede risposte.

          Gli occhi cerchiati di chi ha pianto, lo sguardo timido e la voce bassa, a tratti tremante, sembrano raccontare a chi non sa, di una vita segnata dal profondo dolore. Marco Costa è il padre di Serena, la ragazza scomparsa durante l'alluvione del 4 novembre 2011. Prima di incontrarlo per registrare queste sue dichiarazioni per il M5S di Genova, mi ponevo una domanda: come posso chiedere ad un uomo così afflitto dal dolore, che la perdita di una figlia comporta, di riaprire quelle ferite che mai si rimargineranno? Un padre come me può solo immaginare la tremenda sofferenza e augurarsi che mai un lutto simile possa colpirlo da vicino. Penso che l'unica ragione di vita che a un padre rimanga, dopo un fatto simile, sia proprio quella di dare un senso a quella prematura scomparsa, come facente parte di un disegno divino che nella sua impietosa fatalità abbia invece una precisa collocazione logica al di sopra di ogni comprensione umana. Non è per fare leva sulle tristi emozioni, che una situazione come questa crea, che facciamo questa premessa, piuttosto per esprimere un concetto che dovrebbe essere sottinteso da chi risiedendo nelle Istituzioni deve dare risposte confrontandosi con persone fortemente colpite a causa delle inadempienze e delle scelte sbagliate fatte in oltre 50 anni. Ci si dovrebbe porre con umiltà, implorando il perdono anche se non ci si sente personalmente responsabili, rassicurando chi, come Marco Costa, ha perso ciò che aveva di più caro, che si farà qualcosa, ci si sforzerà di trovare soluzioni tecniche che attenuino, almeno, i rischi idrogeologici che hanno causato gli eventi che tutti conosciamo e che impediscano ad altre persone di rischiare la loro vita. L'atteggiamento delle Istituzioni di una Nazione civile come L'Italia si vanta di essere, è quello del muro di gomma; si ha così ad ogni livello la percezione di una indifferenza ed un immobilismo totale, nelle migliori delle ipotesi, di saccente arroganza, maleducazione, rimbalzo delle competenze istituzionali negli altri casi. Perché un uomo, che avrebbe tutti i diritti di esigere risposte, deve ricorrere ad un appello videoregistrato invece di rivolgersi direttamente alle Istituzioni? Non è moralmente tollerabile procurare ulteriore sofferenza ad un uomo come Marco Costa e a chi come lui si sente oggi non tutelato e abbandonato da chi per primo dovrebbe essere dalla sua parte.

venerdì 7 giugno 2013

ILVA: intervista al Dott.Valerio Gennaro "...a Genova i dati erano consultabili dal 2001"

       ILVA: i dati statistici sull'incidenza delle malattie riconducibili ad agenti inquinanti raccolti a Genova per l'indagine della Procura della Repubblica sulle acciaierie di Cornigliano erano consultabili dal 2001 e potevano essere usati per evitare ulteriori sofferenze ai cittadini oggi fortemente colpiti dai tumori a Taranto.

Genova: manifestazione contro repressione turca

      Genova manifesta la propria solidarietà per la violenta repressione della protesta turca contro la cementificazione del Gezi park di Istanbul. Stefano Camisasso Mov5Stelle Genova sottolinea l'importanza di affrontare le lotte per la salvaguardia dell'ambiente a livello globale.

giovedì 6 giugno 2013

35 saggi? No grazie

         Saggio, una parola che dovrebbe rassicurarci, ciò che un saggio dice o fa è frutto dell'esperienza umana e di una visione della realtà che supera i preconcetti, le appartenenze e prospetta, sulla base dell'esperienza di vita, il futuro delle nuove generazioni. Se non fosse che in Italia la sedimentazione di geni tumorali distribuiti dai media in oltre 40 anni di attività abbia sopito le coscienze, forse qualcuno incomincerebbe a chiedersi se veramente la nostra Costituzione ha bisogno di essere stravolta o se invece non sia, a detta di molti costituzionalisti, una delle più belle del mondo. Ma la cosa pazzesca è che questa commissione di 35 misteriosi saggi, sia costituita da persone di cui nessuno sa niente. Da chi sono stati scelti? chi li ha mandati? quali sono i loro nomi? Cosa vogliono fare della nostra Costituzione, senza neanche chiederlo e senza che al governo ci sia una rappresentanza politica che rispecchi realmente il voto degli italiani? Tra di loro, in queste ore c'è perfino chi è pronto a dimettersi dall'incarico se le cose non andranno nella direzione giusta. Il sospetto è che si stia per perpetrare l'ennesimo atto di delegittimazione costituzionale dei diritti dei cittadini. In sordina, usando i vocaboli più suggestivi, come 'saggi' , per far continuare quel letargo che ha permesso a lor signori lo smantellamento graduale della Repubblica. Io non mi fido più e voi?