Gli occhi cerchiati di
chi ha pianto, lo sguardo timido e la voce bassa, a tratti tremante,
sembrano raccontare a chi non sa, di una vita segnata dal profondo
dolore. Marco Costa è il padre di Serena, la ragazza scomparsa
durante l'alluvione del 4 novembre 2011. Prima di incontrarlo per
registrare queste sue dichiarazioni per il M5S di Genova, mi ponevo
una domanda: come posso chiedere ad un uomo così afflitto dal
dolore, che la perdita di una figlia comporta, di riaprire quelle
ferite che mai si rimargineranno? Un padre come me può solo
immaginare la tremenda sofferenza e augurarsi che mai un lutto simile
possa colpirlo da vicino. Penso che l'unica ragione di vita che a un
padre rimanga, dopo un fatto simile, sia proprio quella di dare un
senso a quella prematura scomparsa, come facente parte di un disegno
divino che nella sua impietosa fatalità abbia invece una precisa
collocazione logica al di sopra di ogni comprensione umana. Non è
per fare leva sulle tristi emozioni, che una situazione come questa
crea, che facciamo questa premessa, piuttosto per esprimere un
concetto che dovrebbe essere sottinteso da chi risiedendo nelle
Istituzioni deve dare risposte confrontandosi con persone fortemente
colpite a causa delle inadempienze e delle scelte sbagliate fatte in
oltre 50 anni. Ci si dovrebbe porre con umiltà, implorando il
perdono anche se non ci si sente personalmente responsabili,
rassicurando chi, come Marco Costa, ha perso ciò che aveva di più
caro, che si farà qualcosa, ci si sforzerà di trovare soluzioni
tecniche che attenuino, almeno, i rischi idrogeologici che hanno
causato gli eventi che tutti conosciamo e che impediscano ad altre
persone di rischiare la loro vita. L'atteggiamento delle Istituzioni
di una Nazione civile come L'Italia si vanta di essere, è quello del
muro di gomma; si ha così ad ogni livello la percezione di una
indifferenza ed un immobilismo totale, nelle migliori delle ipotesi,
di saccente arroganza, maleducazione, rimbalzo delle competenze
istituzionali negli altri casi. Perché un uomo, che avrebbe tutti i
diritti di esigere risposte, deve ricorrere ad un appello
videoregistrato invece di rivolgersi direttamente alle Istituzioni?
Non è moralmente tollerabile procurare ulteriore sofferenza ad un
uomo come Marco Costa e a chi come lui si sente oggi non tutelato e
abbandonato da chi per primo dovrebbe essere dalla sua parte.
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