Ecco come viene rispettata la volontà popolare degli italiani
Pochi sanno che nel 2003
(durante l'amministrazione del Sindaco Pericu) si è compiuta
l'ennesima (s)vendita di un bene pubblico vitale, l'acqua. L' AMGA,
l'allora azienda municipale dell'acqua e del gas di Genova, si fuse
con la AEM di Torino costituendo IRIDE poi diventata Gruppo IREN
s.p.a. La società, consuetudine per le grandi holding, venne
frammentata in diversi rami sempre facenti parte del gruppo. Oggi
IREN è in serie difficoltà finanziarie ed il Comune di Torino ha
già proposto di modificare la norma statutaria che fissa la quota
azionaria a compartecipazione pubblica al 51%. La sua prospettata
riduzione significherebbe la perdita della maggioranza
dell'azionariato e conseguente introduzione di soggetti privati, come
multinazionali straniere, con elevato potere decisionale sulle
strategie dell'azienda, che verosimilmente agirebbero secondo
esclusive logiche di profitto.
Attualmente il prezzo
dell'acqua viene stabilito attraverso un complesso sistema di
calcolo: AATA un organismo che riunisce tutti i Comuni a
compartecipazione e quelli interessati dal bacino d'utenza, a
garanzia del rispetto degli interessi dei cittadini, fissa la
remunerazione del capitale investito (tasso remunerazione) al 7%, ma
la componente politica di tale organismo condiziona fortemente le
decisioni prese.
Questi scenari attuali e
futuri disattendono il principio espresso dal referendum del 2011:
l'acqua è un bene pubblico e non può costituire profitto.
Immaginate a quali prospettive di vita dovranno abituarsi le
generazioni future? Se non hai soldi non bevi!
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