Si dice che si impara
dall'esperienza. Ebbene qui a Genova sappiate che questo detto non
vale. Non è servito ad evitare altre vittime. Un uomo di 57 anni di
Marassi. I cittadini indignati, abbandonati dai soccorsi nel momento
cruciale della prima ora e mezza, si sono dovuti arrangiare.
Solo grazie al fatto che
l'evento alluvionale si è verificato a sufficiente distanza dagli
orari di punta, il bilancio è stato contenuto rispetto al 2011.
Questo abbandono, misto ad incompetenza e incuria, ha fatto
letteralmente infuriare i genovesi che dopo soli 3 anni dai tragici
eventi alluvionali del 4 novembre si ritrovano a fare i conti con una
città nuovamente in ginocchio.
Si poteva prevedere? Oggi
le risposte sono tutte volte al rimbalzo di responsabilità. Dov'era
la protezione civile? Ma Arpal doveva avvisarci... Io non ho avuto
nessun allerta e la lista potrebbe allungarsi e sono certo continuerà
per molto tempo. La recita è sempre la stessa. Mai nella storia
delle alluvioni genovesi ho sentito dire da quale che sia
amministratore e/o autorità preposta “si poteva fare di più” o
addirittura “abbiamo sbagliato”. Certo non è di moda in questo
Paese ammettere le proprie colpe anche di fronte all'evidenza.
Ma non è il caso oggi di
processare a livello mediatico sindaco e istituzioni preposte alla
vigilanza. Facciamone piuttosto una questione culturale o meglio di
mancanza di cultura. Come si può non ritenere a rischio alluvione
una città come Genova quando piove ripetutamente come in questi
giorni? Io non sono un esperto e non posso che fidarmi, come fanno
tutti i cittadini, di quello che gli esperti ci riferiscono. Pur
nella mia ignoranza però so, da quando sono nato, che quando una
forte perturbazione di fine stagione è prevista su Genova bisogna
rimanere allertati. Allertati si è questo che è mancato! L'allerta
meteo. Ma non solo. Perchè in tutti questi anni non ho mai visto
attuare un piano di emergenza serio con esercitazioni mobilitazioni
evacuazioni di auto, mentre ho visto da sempre cartelli divieti e
avvisi per spostare l'auto durante fiere e mercati rionali.
Ieri, seguendo le
notizie, ho sentito per la prima volta pronunciare anche la parola
auto-rigeneranti per definire i temporali che si auto-alimentano
ripetutamente. Una novità! In una città che è stata selvaggiamente
impermeabilizzata dalle varie giunte cementifere avvicendatesi dagli
anni 50 ad oggi, come si può ancora pensare a progetti come il
distretto di trasformazione di Terralba, giocando sui cavilli tecnici
dei vari piani urbanistici per permettere nuovi volumi. Oppure
pensare a costruire uno stadio, o ancora un centro commerciale e
adesso il nuovo suggestivo progetto proposto da Renzo Piano.
A cosa serve fare opere
del genere, senza mettere prima in sicurezza la città. Non è
popolare, non si vede quando funziona e non crea consenso. Ecco
perché in Italia si spendono cifre irrisorie per la lotta contro il
dissesto idrogeologico. E quand'anche il progetto dello scolmatore
poi divenuto mini, poi bloccato dal Consiglio Nazione dei Lavori Pubblici, fosse anche,
nel mondo delle meraviglie, un'opera capace di risolvere i problemi,
questo permetterebbe di edificare magari grattacieli e nuovi silos di
parcheggi in collina? No non dobbiamo pensare male! Che sia questa
la nostra cultura? Non dimentichiamoci poi dei tronchi d'albero
lasciati crescere nel letto del Bisagno che navigavano in mezzo alle
vie del centro. Con questo modo di pensare sono sicuro che potremmo
triturarli con una mega opera dotata di gigantesche lame rotanti.
Povera Genova e poveri noi.
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