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venerdì 10 ottobre 2014

Alluvione Genova: tre anni dopo il giorno dopo



                    Si dice che si impara dall'esperienza. Ebbene qui a Genova sappiate che questo detto non vale. Non è servito ad evitare altre vittime. Un uomo di 57 anni di Marassi. I cittadini indignati, abbandonati dai soccorsi nel momento cruciale della prima ora e mezza, si sono dovuti arrangiare.
Solo grazie al fatto che l'evento alluvionale si è verificato a sufficiente distanza dagli orari di punta, il bilancio è stato contenuto rispetto al 2011. Questo abbandono, misto ad incompetenza e incuria, ha fatto letteralmente infuriare i genovesi che dopo soli 3 anni dai tragici eventi alluvionali del 4 novembre si ritrovano a fare i conti con una città nuovamente in ginocchio.
Si poteva prevedere? Oggi le risposte sono tutte volte al rimbalzo di responsabilità. Dov'era la protezione civile? Ma Arpal doveva avvisarci... Io non ho avuto nessun allerta e la lista potrebbe allungarsi e sono certo continuerà per molto tempo. La recita è sempre la stessa. Mai nella storia delle alluvioni genovesi ho sentito dire da quale che sia amministratore e/o autorità preposta “si poteva fare di più” o addirittura “abbiamo sbagliato”. Certo non è di moda in questo Paese ammettere le proprie colpe anche di fronte all'evidenza.
Ma non è il caso oggi di processare a livello mediatico sindaco e istituzioni preposte alla vigilanza. Facciamone piuttosto una questione culturale o meglio di mancanza di cultura. Come si può non ritenere a rischio alluvione una città come Genova quando piove ripetutamente come in questi giorni? Io non sono un esperto e non posso che fidarmi, come fanno tutti i cittadini, di quello che gli esperti ci riferiscono. Pur nella mia ignoranza però so, da quando sono nato, che quando una forte perturbazione di fine stagione è prevista su Genova bisogna rimanere allertati. Allertati si è questo che è mancato! L'allerta meteo. Ma non solo. Perchè in tutti questi anni non ho mai visto attuare un piano di emergenza serio con esercitazioni mobilitazioni evacuazioni di auto, mentre ho visto da sempre cartelli divieti e avvisi per spostare l'auto durante fiere e mercati rionali.
Ieri, seguendo le notizie, ho sentito per la prima volta pronunciare anche la parola auto-rigeneranti per definire i temporali che si auto-alimentano ripetutamente. Una novità! In una città che è stata selvaggiamente impermeabilizzata dalle varie giunte cementifere avvicendatesi dagli anni 50 ad oggi, come si può ancora pensare a progetti come il distretto di trasformazione di Terralba, giocando sui cavilli tecnici dei vari piani urbanistici per permettere nuovi volumi. Oppure pensare a costruire uno stadio, o ancora un centro commerciale e adesso il nuovo suggestivo progetto proposto da Renzo Piano.
A cosa serve fare opere del genere, senza mettere prima in sicurezza la città. Non è popolare, non si vede quando funziona e non crea consenso. Ecco perché in Italia si spendono cifre irrisorie per la lotta contro il dissesto idrogeologico. E quand'anche il progetto dello scolmatore poi divenuto mini, poi bloccato dal Consiglio Nazione dei Lavori Pubblici, fosse anche, nel mondo delle meraviglie, un'opera capace di risolvere i problemi, questo permetterebbe di edificare magari grattacieli e nuovi silos di parcheggi in collina? No non dobbiamo pensare male! Che sia questa la nostra cultura? Non dimentichiamoci poi dei tronchi d'albero lasciati crescere nel letto del Bisagno che navigavano in mezzo alle vie del centro. Con questo modo di pensare sono sicuro che potremmo triturarli con una mega opera dotata di gigantesche lame rotanti. Povera Genova e poveri noi.

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