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lunedì 21 ottobre 2013

C'era una volta l'acqua pubblica

Un Bene in via d'estinzione
                 Abbiamo provato a ripercorrere la strada che l'acqua fa ogni giorno per arrivare al rubinetto delle nostre abitazioni, in questo caso in quelle dei genovesi. Un piccolo viaggio che ci ha fatto scoprire cose che ignoravamo e che spesso diamo per scontate, come aprire il rubinetto del nostro lavandino. Percorrendo la provinciale 45 che da Genova porta a Torriglia, ci si ritrova subito immersi in una delle attrattive naturalistiche più belle e nascoste dell'Appennino ligure, Il parco del Monte Antola. Il sentiero, che si snoda lungo la vallata, oggi costeggia un lago artificiale delimitato da una diga, siamo arrivati al Brugneto...
            Nel corso dei cinquant'anni trascorsi dalla sua nascita, i genovesi hanno sentito spesso parlare della diga del Brugneto. Quando si comprese che si sarebbero tolti alla Val Trebbia enormi quantitativi d'acqua, indispensabili anche e sopratutto ad attività agricole, ci furono le proteste degli abitanti della Val trebbia, valle verso cui si orienta il versante naturale. Evidentemente esse non ebbero lo stesso peso politico della Genova industriale degli anni '60, che doveva assicurarsi una grande riserva d'acqua, necessaria ai processi richiesti dalle aree siderurgiche. Lo sviluppo industriale del genovese, pochi anni dopo si rivelò sovrastimato. La messa in funzione della centrale idroelettrica asservita alla diga, condizionò fortemente la gestione dell'acqua, anche dopo l'avvento della crisi industriale e la conseguente chiusura delle aree a caldo delle acciaierie di Cornigliano. Così tutto rimase com'era, fino ai nostri giorni. La vecchia AMGA, azienda municipalizzata gas ed acqua del genovese che gestiva la diga, fondendosi con AEM di Torino, divenne prima IRIDE, poi IREN. Oggi il gruppo IREN è una società quotata in borsa. appartiene alla categoria di aziende pubbliche denominate “partecipate”. La sua proprietà è suddivisa tra comuni ed azionisti privati. I principali comuni che per statuto detengono la maggioranza azionaria sono Genova, Piacenza, Reggio Emilia, Parma e Torino. Ad IREN fanno capo una serie di utilities. Ogni utility ha una funzione specifica all'interno del gruppo, suoi dipendenti, un patrimonio infrastrutturale ed azionario, un suo bilancio. Tra queste c'è Mediterranea delle acque, a cui è affidata la gestione della diga, l’acqua del rubinetto dei genovesi.
              I cittadini di Genova, Piacenza e della Val Trebbia si sono incontrati alla diga, per riaffermare il diritto di usufruire pubblicamente di questa preziosa risorsa. In Italia, le privatizzazioni, hanno portato alla trasformazione delle aziende municipalizzate in società per azioni, cioè in aziende rispondenti esclusivamente all'unico fondamento di questa forma societaria, lo scopo di lucro. Gli amministratori locali si sono cosi ritrovati prigionieri di un mercato che detta le sue leggi ed impedisce la tutela dei nostri interessi. L'esito referendario ha affermato inequivocabilmente che l'acqua è un bene comune e non può costituire un profitto privato, eppure l'acqua come risorsa pubblicamente disponibile, rischia l'estinzione. La creazione di un complesso sistema di calcolo, la suddivisione delle varie competenze a diversi livelli, l'uso di terminologie raggiranti, come, gli oneri finanziari, la remunerazione del capitale investito, che altro non sono che il profitto del gestore, hanno contribuito a rallentare il processo di ripubblicizzazione dell'acqua. Un giudice di pace di Chiavari ha però recentemente dato ragione alla cittadina Elisabetta, sola contro il gestore IDRO-TIGULLIO, stabilendo la restituzione del 22% dell'ammontare della sua bolletta, cioè della quota che quantifica il profitto. La sentenza rappresenta un primo passo verso il rispetto della legge e dei diritti dei cittadini. Nelle intenzioni del Comune di Genova, le privatizzazioni riguardano anche i trasporti pubblici e la raccolta dei rifiuti urbani, altri servizi che, sempre grazie al referendum del 2011, sono invece da ripubblicizzare, così come tutti i servizi pubblici locali. Questo ha sancito il risultato referendario, straordinariamente raggiunto con la maggioranza assoluta degli aventi diritto e con un esito quasi unanime. Ma allora perché tanto accanimento? Una possibile risposta: i capitali finanziari non trovando più terreno fertile a causa del calo di domanda dovuto alla crisi finanziaria, hanno cercato altre vie per perseguire il loro obiettivo primario, cioè realizzare profitti. Perché non mirare a tutti quei beni di cui nessuno può privarsi, come l'acqua, i rifiuti, i trasporti, l'elettricità, il gas, la sanità... 
      L'acqua è un Bene Comune, il suo uso è un diritto fondamentale dell'uomo, senza di essa non sarebbe nemmeno possibile la vita sul nostro pianeta, lasciarla in mani dirette dal profitto è un rischio reale.

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