Un Bene in via d'estinzione
Abbiamo provato a ripercorrere la strada che l'acqua fa ogni giorno per arrivare al rubinetto delle nostre abitazioni, in questo caso in quelle dei genovesi. Un piccolo viaggio che ci ha fatto scoprire cose che ignoravamo e che spesso diamo per scontate, come aprire il rubinetto del nostro lavandino. Percorrendo la provinciale 45 che da Genova porta a Torriglia, ci si ritrova subito immersi in una delle attrattive naturalistiche più belle e nascoste dell'Appennino ligure, Il parco del Monte Antola. Il sentiero, che si snoda lungo la vallata, oggi costeggia un lago artificiale delimitato da una diga, siamo arrivati al Brugneto...
Abbiamo provato a ripercorrere la strada che l'acqua fa ogni giorno per arrivare al rubinetto delle nostre abitazioni, in questo caso in quelle dei genovesi. Un piccolo viaggio che ci ha fatto scoprire cose che ignoravamo e che spesso diamo per scontate, come aprire il rubinetto del nostro lavandino. Percorrendo la provinciale 45 che da Genova porta a Torriglia, ci si ritrova subito immersi in una delle attrattive naturalistiche più belle e nascoste dell'Appennino ligure, Il parco del Monte Antola. Il sentiero, che si snoda lungo la vallata, oggi costeggia un lago artificiale delimitato da una diga, siamo arrivati al Brugneto...
Nel
corso dei cinquant'anni trascorsi dalla sua nascita, i genovesi hanno
sentito spesso parlare della diga del Brugneto. Quando si comprese
che si sarebbero tolti alla Val Trebbia enormi quantitativi d'acqua,
indispensabili anche e sopratutto ad attività agricole, ci furono le
proteste degli abitanti della Val trebbia, valle verso cui si
orienta il versante naturale. Evidentemente esse non ebbero lo stesso
peso politico della Genova industriale degli anni '60, che doveva
assicurarsi una grande riserva d'acqua, necessaria ai processi
richiesti dalle aree siderurgiche. Lo
sviluppo industriale del genovese, pochi anni dopo si rivelò
sovrastimato. La messa in funzione della centrale idroelettrica
asservita alla diga, condizionò fortemente la gestione dell'acqua,
anche dopo l'avvento della crisi industriale e la conseguente
chiusura delle aree a caldo delle acciaierie di Cornigliano. Così
tutto rimase com'era, fino ai nostri giorni. La vecchia AMGA, azienda
municipalizzata gas ed acqua del genovese che gestiva la diga,
fondendosi con AEM di Torino, divenne prima IRIDE, poi IREN. Oggi il
gruppo IREN è una società quotata
in borsa. appartiene alla categoria di aziende pubbliche denominate
“partecipate”. La sua proprietà è suddivisa tra comuni ed
azionisti privati. I principali comuni che per statuto detengono la
maggioranza azionaria sono Genova, Piacenza, Reggio Emilia, Parma e
Torino. Ad IREN fanno capo una serie di utilities. Ogni utility ha
una funzione specifica all'interno del gruppo, suoi dipendenti, un
patrimonio infrastrutturale ed azionario, un suo bilancio. Tra
queste c'è Mediterranea delle acque, a cui è affidata la gestione
della diga, l’acqua del rubinetto dei genovesi.
I
cittadini di Genova, Piacenza e della Val Trebbia si sono incontrati
alla diga, per
riaffermare il diritto di usufruire pubblicamente di questa preziosa
risorsa. In Italia, le privatizzazioni, hanno portato alla
trasformazione delle aziende municipalizzate in società per azioni,
cioè in aziende rispondenti esclusivamente all'unico fondamento di
questa forma societaria, lo scopo di lucro. Gli amministratori locali
si sono cosi ritrovati prigionieri di un mercato che detta le sue
leggi ed impedisce la tutela dei nostri interessi. L'esito
referendario ha affermato inequivocabilmente che l'acqua è un bene
comune e non può costituire un profitto privato, eppure l'acqua come
risorsa pubblicamente disponibile, rischia l'estinzione. La creazione
di un complesso sistema di calcolo, la suddivisione delle varie
competenze a diversi livelli, l'uso di terminologie raggiranti, come,
gli oneri finanziari, la remunerazione del capitale investito, che
altro non sono che il profitto del gestore, hanno contribuito a
rallentare il processo di ripubblicizzazione dell'acqua. Un giudice
di pace di Chiavari ha però recentemente dato ragione alla cittadina
Elisabetta, sola contro il gestore IDRO-TIGULLIO, stabilendo la
restituzione del 22% dell'ammontare della sua bolletta, cioè della
quota che quantifica il profitto. La sentenza rappresenta un primo
passo verso il rispetto della legge e dei diritti dei cittadini.
Nelle intenzioni del Comune di Genova, le privatizzazioni riguardano
anche i trasporti pubblici e la raccolta dei rifiuti urbani, altri
servizi che, sempre grazie al referendum del 2011, sono invece da
ripubblicizzare, così come tutti i servizi pubblici locali. Questo
ha sancito il risultato referendario, straordinariamente raggiunto
con la maggioranza assoluta degli aventi diritto e con un esito quasi
unanime. Ma allora perché tanto accanimento? Una possibile risposta:
i capitali finanziari non trovando più terreno fertile a causa del
calo di domanda dovuto alla crisi finanziaria, hanno cercato altre
vie per perseguire il loro obiettivo primario, cioè realizzare
profitti. Perché non mirare a tutti quei beni di cui nessuno può
privarsi, come l'acqua, i rifiuti, i trasporti, l'elettricità, il
gas, la sanità...
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