Una semplice legge fisica che però sembra non sia applicabile nella Val Bisagno. L'incapacità del Comune di Genova di esprimere, attraverso le proprie politiche amministrative, una visione sistemica del territorio urbano, è capace invece di stravolgere i principi fondamentali della fisica. Esempio: se si realizza uno scolmatore, probabilmente, volumi d'acqua verranno deviati, e fin qui tutto ok. Ma se poi si permettono opere, all'interno dello stesso bacino fluviale, che prevedono la realizzazione di volumi, l'acqua, trovando meno spazio per defluire, allagherà nuove aree, espandendo la zona considerata alluvionabile. E' come dire: la tolgo di qua, e la rimetto di là. Semplice no, lo capisce anche un bambino. Affrontare il problema seriamente vuol dire innanzitutto azzerare le cause che generano le criticità idrogeologiche. E' il caso del distretto di trasformazione di Terralba, previsto nel nuovo piano urbanistico della città. Evitare la costruzione e il disboscamento di aree urbane, siano esse pubbliche o private, come nel caso dei parcheggio di Bosco Pelato. DISapprovare il progetto di abbattimento di Ponte Carrega, l'innalzamento degli argini del Bisagno e la costruzione a monte di centri commerciali ed aree a volume. Impedire il consumo di suolo, rinunciare agli introiti provenienti dal pagamento degli oneri urbanistici, fermare l'iter di approvazione dei progetti impattanti, sono tutti atti dolorosi ma necessari. Lega Ambiente è contraria al progetto dello scolmatore, per le ragioni sopra elencate e per altre elementari valutazioni: la pericolosità di un percorso sotterraneo che passerà sotto i vari quartieri da Largo Merlo al mare, l'impatto sulle correnti e l'effetto dei processi erosivi sull'area da Capo Marina a San Giuliano, le dispendiose difficoltà costruttive e manutentive che un'opera come questa comporteranno, ed il pericolo che il suo abbandono potrebbe creare. Il parere sfavorevole all'opera espresso dall'opposizione del M5S e da Rifondazione Comunista sono legati a queste considerazioni e alla necessità di conoscere il preciso computo dei costi totali dell'opera prima della sua approvazione e non del solo preventivo del primo lotto, fornendo cifre riferite al 2008 e non attualizzate, come invece è accaduto. L'indebitamento del Comune per quest'opera poi non fa presagire nulla di buono, visto come sono andate le cose in passato. La necessità di agire a monte del problema, effettuando la manutenzione degli alvei e riqualificando il territorio urbano, eliminando volumi pericolosi ed espandendo il bacino naturale dei rii e dei fiumi è la soluzione che il buon senso imporrebbe. Ma per il buon senso, si sa, non c'è mai posto, anche quando a suggerirlo sono le leggi della fisica.
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